domenica 26 ottobre 2008

22 ottobre 2008

Lo so, sono senza ritegno. Ma è da quando sono qui che ogni volta che vedo quelle gonne tutte piene di specchietti e di sbarluccichi mi vengono gli occhi a cuoricino. Quindi oggi sono entrata e ho chiesto il prezzo e blablabla. Ovviamente mi sono seduta e ho cominciato a raccontare da dove vengo, cosa ci faccio qui, se sono sposata, dov’è mio marito, se ho figli… Insomma, le tipiche cose che si chiedono anche in Italia ad una ragazza della mia età. Ehm. In ogni caso io dico sempre di essere sposata, per evitare casini e così via. Anche se penseranno che sono una moglie degenere, ma insomma, sempre meglio che zitella, no? Poi è arrivato anche il papà del negoziante, che ha un altro negozio quasi attaccato. Le conversazioni con gli indiani iniziano tutte così:
Indiano: Ver are you from? (Da dove vieni, e mi raccomando l’accento indiano!)
Sò: Dall’Italia!
Ind: Ooooooh, woooooow, come il nostro primo ministro, Sonia Gandhi!!!! Oooooh che brava che è, la amiamo tutti!
Sò: Sì sì, e anch’io mi chiamo Sonia!
Ind: Noooooo, non ci credooooo! Davvero???? Oooooh che meraviglia!!!
Bè, preamboli a parte, il fatto di parlare hindi mi apre davvero tante, tantissime porte. Innanzitutto non è affatto vero che tutti gli indiani parlano inglese. Provate a intavolare una conversazione in inglese con qualche dukandar (negoziante) di generi alimentari e non e poi mi riferite. Non vale se l’indiano in questione sorrideva conciliante e ciondolava il capo dicendo “yes”, anzi: quello è il chiaro sintomo che non ha capito ‘na mazza. E poi funziona con i rompiballe che ci sono sulla strada principale, che offrono di tutto, dai risciò ai punjabi dress alla marijuana, e che asseriscono di conoscerti da tempo. Ormai li guardo minacciosa e intimo “Juth mat bolie!” (non dire bugie!), come mi ha insegnato Raju, e loro scappano terrorizzati.
Comunque stavo raccontando della gonna. A parte il fatto che il dukandar mi ha proposto uno sconto nel caso avessi comprato due completi, uno per me e uno per una mia amica. Gli ho risposto che sono solo io la fuori di testa che ha il coraggio di mettersi un completo simile. Ho provato la parte sopra, il top, ma era troppo piccolo. No problem, mi ha rassicurato il dukandar: faccio un taglio qui, attacco un pezzo qua e sarà perfetto. Altro che chiamare fornitori! Qui basta andare dal sarto a due negozi di distanza e far sistemare tutto a lui.
Ah, oggi Raju mi prendeva in giro perché quando sbadiglio faccio casino perché mi scatta la mascella, e mi ci vogliono almeno tre riprese da una decina di sbadigli l’una affinché si rimetta al suo posto (tra l’altro, scriverne mi fa sbadigliare ancora di più!). Per vendicarmi allora, mentre traducevo una delle solite frasi riguardo a Mangla che cucina pollo, ho aggiunto di mia sponte che io preferisco la carne bovina. Lui ha strabuzzato gli occhi e mi ha guardata sconvolto: “Perché, tu mangi carne di mucca?????”. “Zarur! Certo!” ho esclamato io, e ho cominciato a decantare le lodi della carne bovina e a raccontare quanto io abbia voglia di una bella fiorentina all’osso… Che poi, così mi faccio più male io: oggi pensavo che avrei tanta voglia di gianduiotti… e poi di prosciutto e mozzarella. E di focaccia, magari di Recco. Un’utopia. Un sogno, anzi. E allora lasciatemi sognare per davvero, paradisi di salsicce, laghi di Lambrusco, distese di lasagne, montagne di profiterole. Continuiamo così, facciamoci del male!
Eddai, ora vado a nanna per davvero, ché domani mi ha detto Raju che devo avere tanta, tantissima forza ed energia per la lezione, quindi mi sveglierò presto e ripasserò tutto. Uh che brava tusa! Poi stasera io e la Michy abbiamo sperimentato sulla nostra pelle (è proprio il caso di dirlo!) la maschera all’argilla indiana, molto probabilmente del Gange, che Mangla ci ha presentato come una pozione miracolosa contro i brufoli, che qui, tra spezie, inquinamento, caldo e altre schifezze varie, fioriscono che è un piacere.

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