giovedì 1 ottobre 2009

Progetto di studio: turismo responsabile

Pubblico il mio progetto di studio da realizzare qui in India, esattamente come l'ho scritto nella lettera di motivazione della borsa di studio, così magari vi è più chiaro quello che combinerò qui.



“INCREDIBLE INDIA!”: ecco il nome della campagna lanciata nel 2007 per promuovere il turismo in quella terra lontana, misteriosa, esotica e affascinante, come vogliono i luoghi comuni che da sempre accompagnano la sua immagine.


La mia intenzione è di partire proprio dall’idea di quell’“Incredible India” per poi potermene discostare visitando, studiando e analizzando le dinamiche del turismo grazie alla borsa di studio offerta dal L. C..


Nel corso della mia carriera accademica mi sono appassionata all’India e alla sua cultura, traendo le fondamenta dai corsi universitari che ho seguito e coltivando questa mia passione giorno dopo giorno, leggendo libri di autori del subcontinente, guardando film di produzione indiana (Bollywood ma non solo), fino a svolgere la mia tesi di Laurea triennale, dal titolo “‘Il mondo è di Dio, il Paese è del re, il potere è di Laksmibai’. La rani di Jhansi in un percorso di traduzione dalla ballata popolare al fumetto e al saggio storico”; elaborato incentrato sullo studio della figura della rani di Jhansi, la regina che combatté contro i britannici durante la rivolta del 1857-58 e che è tutt’ora considerata la Giovanna D’Arco indiana. Nella mia tesi mi sono dedicata, in particolare, alla traduzione di testi in hindi, appartenenti a tre diversi generi letterari. Si tratta di traduzioni di prima mano, e che verranno presto pubblicate dalla Cuem in un volume collettaneo, “Parole dall’India”. I testi da me tradotti e analizzati sono stati reperiti in India, nella zona di Varanasi, dove la rani nacque.


A Varanasi, la città sacra dell’induismo, io stessa ho avuto la possibilità di partecipare ai lavori della Kautilya Society, una ONG che si occupa di includere Varanasi e i suoi ghat, le gradinate che conducono al sacro Gange, nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco, oltre che di tutelare il territorio dall’abusivismo edilizio. Nel corso di questa esperienza, dall’8.10.2008 all’8.01.2009, ho avuto modo di conoscere la città e in particolare le Organizzazioni Non Governative che operano al suo interno, prima fra tutte, appunto, la Kautilya Society.


Ho così cominciato ad approfondire la conoscenza della ‘città più antica del mondo’, meta di turisti provenienti da ogni parte del globo. Ora, il turismo, in particolare il cosiddetto “turismo responsabile”[1] è proprio il cuore del progetto che vorrei realizzare grazie alla Vostra borsa di studio.


Si tratta di un argomento che mi è molto caro: il “turismo responsabile”, secondo il mio parere, nella fattispecie indiana dovrebbe mirare alla riscoperta del territorio in un’ottica lontana dai neon degli hotel a cinque stelle con aria condizionata, per avvicinare il viaggiatore alla realtà e alla quotidianità del luogo visitato, offrendogli la possibilità di fruire di servizi e di prodotti locali, tenendo ben presenti le tradizioni, gli usi e i costumi indiani. Il “turismo responsabile” rappresenta così un’importante occasione per stabilire un rapporto diretto con la popolazione e un momento di arricchimento reciproco e che s’inserisce in un quadro assai più ampio. A Varanasi si possono infatti distinguere tre tipi di turismo:


  • turismo religioso
  • turismo da “diporto”
  • turismo culturale


Viene così a crearsi un contesto estremamente eterogeneo: una miriade di templi consacrati a tutte le divinità (sebbene sia Śiva il dio protettore della città), dedicati al culto dei pellegrini indiani, luoghi sovente deprivati della loro sacralità da negozi e attrazioni per turisti stranieri (talvolta hippy nostalgici).  Nel contesto culturale si colloca, invece, la brillante realtà dell’istruzione[2], a partire dall’università Banaras Hindu University -dove avrei la possibilità di seguire lezioni di hindi, cultura indiana e geografia culturale, grazie al significativo appoggio del Prof. Rana P. B. Singh- seguita anche da scuole private, che offrono agli stranieri corsi di differenti livelli sui vari aspetti della civiltà indiana, quali possono essere la lingua, la danza, la musica, lo yoga, ecc.…


In questa mia complessa, ricca e variegata ricerca la Kautilya Society verrebbe di nuovo a rappresentare per me il principale punto di appoggio; si schiera infatti in prima linea nella quotidianità di Varanasi sia dal punto di vista della tutela del territorio, sia dal punto di vista dell’accoglienza. Infatti, con il nome di “Ram Bhavan”, è attiva come guest-house che ospita soprattutto studenti e ricercatori.


Sarebbe inoltre mia intenzione approfondire il rapporto tra la popolazione locale e i turisti: un rapporto -soprattutto nel caso di gitanti stranieri digiuni di ogni conoscenza del mondo indiano- difficile da interpretare, che può sfociare in delusioni o fraintendimenti da parte degli uni e degli altri, e, purtroppo, in imbrogli nei confronti degli ignari viaggiatori, e perfino di eventuali imprenditori desiderosi di sfruttare, a vario titolo, le risorse del luogo.


Come ultima fase della ricerca, desidero confrontare il turismo e i turisti nella città sacra degli hindu con altre simili realtà dell’India, delineandone parallelismi e contrasti, al fine di mettere in luce gli aspetti che possano effettivamente aprire la strada al “turismo responsabile” e , in una prospettiva più generale, fermare quella spirale di luoghi comuni, stereotipi e pregiudizi che affligge -ahimè- l’India di ieri e di oggi.





            Confido che il mio progetto di ricerca si possa realizzare grazie alla borsa di studio del L. C., poiché lo ritengo importante, stimolante e arricchente sia a livello umano sia a livello accademico e professionale; spero inoltre di poter avere la possibilità, nel mio piccolo, di offrire una panoramica sull’India da un punto di vista diverso e, perché no? sulla base di una competenza acquisita sul campo. Una volta ultimato, questo mio progetto potrebbe dare impulso alla stesura di un vademecum per il “turismo responsabile” nell’area di quell’India del Nord che di solito fornisce, all’immaginario collettivo degli stranieri, la visione generale del Paese.


           


            Augurandomi di ricevere presto una Vostra risposta positiva, colgo l’occasione per porgere cordiali saluti.

Sonia








[1] Secondo la definizione dell’AITR, Associazione Italiana Turismo Responsabile, per “turismo responsabile” si intende “il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture.
Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio.
Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori.”

http://www.aitr.org
[2] Come già accennato prima, qui si rinnova sempre un devoto ricordo alla rani di Jhansi e alla sua lotta contro i britannici.

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