domenica 25 ottobre 2009

4 ottobre 2009

Eccomi qui a raccontare quello che ho combinato qui a Varanasi questa settimana, e direi che ho un bel po’ di cose da condividere con voi…




Ma andiamo con ordine. Dal 30 settembre finalmente ho un numero indiano, e posso dunque chiamare senza dover ricorrere alla vendita dei miei organi ogni volta, il che è assolutamente positivo. La sim -che tra l’altro è quella che l’anno scorso avevano la Michy e la Cri, così posso dire che sono sempre con me :) - me l’ha portata Vargha, l’amico di Pasto, per colazione, e siamo stati un bel po’ a chiacchierare. È proprio bello parlare con lui, ha un tono di voce così calmo, pacato, rilassato… (lo so che starete pensando al mio, di tono… Gnegnegnè) Mangla tenta sempre di appiopparmelo, ovviamente invano.



Siccome è rimasto fino a tardi ho bigiato la lezione di Raju, e dopo mangiato ho lavato i capelli e sono andata a casa di Raghni, dove le donne di casa mi hanno coccolato e mi hanno fatto i massaggi -in alcuni momenti fin troppo energici!- alla testa e messo l’olio, e poi Toni mi ha fatto il mehendi, l’henné, ma solo sulla destra. Menomale, perché non è granché e ha disegnato pure un bel cuore con una S al centro, in pure Indian kitsch style, che davvero nun se po’ guardà.



La sera sono tornata da loro, che mi hanno aiutato ad accomodarmi la sari rosa -chissà se imparerò mai a metterla da sola!- e mi hanno messo anche il sindur, ovvero la polvere rossa che le donne sposate si mettono sulla riga dei capelli, insieme al bindi rosso tipo bollino Chiquita, ma quello proprio non mi piace, e preferisco di gran lunga i bindi in tinta coi vestiti (soprattutto quando, in Italia, mi chiedono se è un orecchino che si chiude dietro la testa… Tipo chiodo). Occhei, io ovviamente non sono sposata, ma dall’anno scorso ho imparato che qui è meglio inventarsi un marito immaginario, giusto per evitare i rompiballe che ci provano sempre (e che ci proveranno comunque, ma insomma). Così dico di avere un marito che mi aspetta in Italia, ma che non può venire in India perché deve lavorare. Non dico di avere bambini se no penserebbero che sono anche una madre -oltre che una moglie- degenere! Una volta, parlando con un gruppo di donne con una cospicua prole a carico, mi hanno detto che è meglio che il marito sia lontano, perché se no ci son troppi casini, e poi troppi figli. Avrei voluto spiegar loro che nel secondo caso esistono gli anticoncezionali, ma ho preferito tacere. In realtà Vargha mi ha spiegato che gli anticoncezionali esistono, sono ben pubblicizzati e costano pochissimo; non solo: le donne e gli uomini che si sottopongono alla sterilizzazione dopo aver avuto figli, vengono anche pagati! Certo è che il ruolo preponderante del maschio macho indiano non può mai essere messo in discussione, e tanto meno la sua virilità, quindi in genere gli uomini sono contrari agli anticoncezionali, figuriamoci alla sterilizzazione!

Tornando alla serata, io, la mamma di Raghni, Toni, Raghni, Prakash e Karan siamo andate a vedere la sfilata delle murti, le statue delle divinità che prima si trovavano nei pandal, e che venivano portate per le vie della città e poi buttate nella Ganga. C’era un casino terribile, ed era buffo perché ovviamente c’era la banda e gli uomini ballavano per le strade come dei tarantolati. Noi ci siamo messi nel tempio di Dasashwamedh ghat e ci siamo seduti a mangiarci le noccioline (che ovviamente non possono mangiare da sole, ma con una salsina piccante) e altro cibo da strada, mentre tutt’intorno a noi c’era gente che dormiva beatamente per terra. E non dico barboni, no no: semplicemente tipi che c’avevano sonno e che si sono addormentati lì dov’erano. Quella sera anch’io mi sarei addormentata volentieri lì, visto che ero stanca morta, e all’una eravamo ancora lì a guardare la gente che gettava le murti, quindi l’ho detto alla mamma di Raghni e lei mi ha fatto accompagnare a casa da suo nipote, visto che ovviamente non potevo tornare a casa da sola.









Il 2 ottobre in India si celebra il compleanno di Gandhi, e c’erano un sacco di vecchietti vestiti come lui che si aggiravano trasognati per le vie di Varanasi, con i loro cappellini arancioni. Ma io non ho festeggiato il compleanno di Gandhi, bensì quello di Karan, il fratellino minore di Raghni, che ha compiuto cinque anni, che per la grande occasione è andato al tempio e gli hanno -finalmente, dico io!- rasato i capelli a zero. Quindi festa grande, con una trentina di adulti e un imprecisato numero di mocciosi. Le donne hanno cucinato per tutti puri

(pane fritto, per le occasioni speciali), verdure e chutney (una salsina agrodolce). Ed è strano, se ci penso, perché è vero che sono poveri, e che quindi già il fatto che ci fossero i puri significava che era davvero un momento di festa, ma io sono pur sempre italiana, ed abituata a pranzi luculliani con millemila portate e insomma, non è che quella cena mi abbia proprio soddisfatto, eh!

Poi c’era la mini torta, con quintali di panna grassissima… innanzitutto dovete sapere che in India si usa molto imboccare, è un gesto di affetto nei confronti di grandi e piccini -con le mani, ça va sans dire- e ancor di più nelle occasioni di festa, con i festeggiati. Dopo aver imboccato Karan, hanno cominciato a imboccare anche gli invitati, ed è toccato anche a me. Solo che, dopo avermi imboccata mi hanno spatasciato per bene la panna in faccia, e la panna era talmente grassa che mi è rimasto l’unto sulle guance per tutta la serata, bleargh!



Io gli ho regalato degli adesivi di Nemo e un completino camicetta-pantaloncini, per cui ho dovuto girare mezza Varanasi. Perché i bambini, poveretti, vengono sempre conciati con vestiti kitsch in maniera assurda ed è davvero difficile trovare dei vestiti semplici in un tessuto decente che non sia plasticume ricoperto di borchie e scritte tamarre. Per fortuna sono riuscita a scovare una camicetta colorata a quadretti e dei pantaloncini neri, ma ho temuto che potessero non piacergli, conoscendo -sic!- i gusti indiani.




Come in ogni festa indiana che si rispetti, non poteva mancare la musica di Bollywood, e dovevate vedere come ballavano i bambini!!! Sembravano dei piccoli Shah Rukh Khan, erano meravigliosi. E poi volevano tutti che ballassi anche io, che cioè, avrei preferito sotterrarmi. Ma mi son fatta coraggio e ho ballato un po’ con Raghni e un po’ con Karan, giusto per fare la mia figura barbina quotidiana.



Poi sono andata a casa perché cominciava a piovere. Devo dire che in questi giorni sta piovendo un sacco, l’anno scorso in un mese e mezzo ho visto la pioggia solo una volta, mentre ora, boh, continua a diluviare… è vero che quest’anno il monsone praticamente non è passato, però che palle, non è che deve passare quando ci sono io! Tanto fa caldissimo lo stesso, non è che cambi qualcosa!


Ieri,3 ottobre mi sono svegliata con la gola in fiamme. Era un po’ di giorni che covavo il mal di gola, visto che sono costretta a dormire con il ventilatore acceso, ma da quel giorno è peggiorato. “Menomale” che esistono gli infallibili metodi di Mangla, la quale sostiene che la panacea ai miei malanni consista nel versare un po’ d’acqua in un thali, ovvero un piatto d’acciaio (come il resto delle stoviglie che si usano in genere nelle case indiane), fare una croce nell’acqua con un coltello e poi mettere il thali per terra e inginocchiarsi a berne l’acqua. Quando l’ho raccontato a Raju si è arrabbiato molto, lui odia tutto ciò che è superstizione, mentre per me è solo molto buffo e folkloristico.




La sera sono andata al Lotus Lounge, un bar-ristorante con una meravigliosa terrazza sulla Ganga, che è di proprietà di Martina, una signora tedesca che sta a Ram Bhavan. E devo dire che c’ho azzeccato alla grande, visto che c’era un panorama mozzafiato, con la luna piena che si specchiava nella Gangaji…

L'unica cosa rilevante di oggi è che ho comprato un’altra camicia da notte, ancora più bella della prima -alias Adriana la palandrana- di sangallo giallo canarino, detta Gina la canarina.

Last but not least, il mio progetto sta cominciando a prendere forma: Raju mi ha aiutato a stilare la lista di domande da porre alle diverse categorie di persone (abitanti del luogo, turisti indiani e turisti stranieri, operatori del settore turistico, ecc ecc…) e a tradurre, ovviamente, e mi ha consigliato di comprare un registratorino portatile, visto che non avrò certo il tempo di scrivere direttamente tutto ciò che mi rispondono… Tanto meno in hindi! ;o)

 

Baciugi a tutti, belli e brutti,




Sò! ^^





3 commenti:

cera ha detto...

ciao so
non riesco a ritrovarmi.
Non capisco il nesso tra led ate del tuo indiario.
L'anno scorso scrivevi qualcosa ogni giorno e man mano si poteva capire i fatti e i luoghi che racconti.
quest'anno non ci capisco
Comunque continua a raccontare la tua vita in mezzo alla gente : come si veste , dove lavora, cosa mangia , quando mangia , le
impressioni alla tue domande, come fa a campare, le persone che non lavorano hanno qualche aiuto, gli anziani prendono la pensione.
Un bacione so papa

la Sò ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
la Sò ha detto...

Le date sono quelle che scrivo io nel titolo, è troppo sbatti scrivere un po' al giorno quindi metto un po' di cose insieme.
Per il resto, un po' alla volta spero di riuscire a raccontare come vivono gli indiani...

Bacioni e salutami la piastrella :D