lunedì 16 novembre 2009

Rishikesh, 12.10-16.10


Ed eccoci giunti a Rishikesh, dopo due ore di viaggio in autobus, dopo aver parlato con tutti alla stazione degli autobus di Haridwar per capire quando arrivava il nostro bus, ingannando il tempo sgranocchiando del sano “coccobbbello”, allo stratosferico prezzo di 5 rupie alla fetta (meno di un centesimo di euro!).
Arrivati (ero sempre con Steffi e Ian) a Rishikesh c’era già buio, faceva freddo ed eravamo stanchissimi, così abbiamo pensato di fermarci prima a mangiare e poi cercare un posto per la notte (anche una mangiatoia riscaldata da un bue e un asinello andava bene!). Mentre mangiavamo abbiamo visto un ragazzo occidentale e gli abbiamo chiesto se conoscesse una guest house in cui potessimo trascinare le nostre stanche membra, e, appena ha aperto bocca, ho capito che era italiano. Luigi, questo il suo nome, ci ha consigliato la guest house in cui stava lui e poi ci ha invitato a mangiare con lui e i suoi compagni di yoga.



Rishikesh è un’altra delle millemila città sacre per gli hindu, sulle montagne ed è il punto di partenza per il Char Dham, il pellegrinaggio che termina a Gangotri e Yamunotri, dove si trovano, rispettivamente, le sorgenti della Ganga e della Yamuna.
Ma non ci sono solo hindu a Rishikesh, tutt’altro: infatti, è piena di occidentali che vanno a fare yoga e meditazione, ed è un posto abbastanza amato dai fricchettoni (nei confronti dei quali nutro una profonda idiosincrasia, da quando sono in India: il ’68 è passato da mo’, siete anacronistici!!! Piantatela di andare in giro conciati come dei barboni a piedi nudi con quei rasta e la croppa addosso, LAVATEVI, ché persino il poveraccio più disgraziato di Varanasi ha più dignità!!! Ok, scusate, ho finito il mio j’accuse), dagli anni Settanta, quando anche i Beatles erano passati di qua e si erano fermati in un ashram, che ora è conosciuto appunto come “the Beatles ashram”.



Abbiamo quindi cenato con una ventina di ragazzi provenienti un po’ da tutto il mondo: Stati Uniti, Italia , Germania, Israele, Giappone, Messico, Svezia, e poi siamo andati alla guest house, dopo aver scarpinato un bel po’ e aver scalato gradini altissimi coi nostri zainoni in spalla. Appena arrivati, uno dei tipi dell’ostello ha pensato di fare il piacione offrendomi un massaggio (che comunque avrei dovuto pagare, molto probabilmente in natura), è assurdo come ‘sti indiani ci provino incondizionatamente e imprescindibilmente da tutto e tutti.
In ogni caso, ci siamo sistemati nelle nostre camere (stavolta ognuno nella proprie), e poi sono uscita, avvolta nella coperta, a vedere la notte stellata di Rishikesh… Il cielo era terso e trapuntato di stelle luminosissime, e si sentiva solo il cri-cri dei grilli insonni e lo scorrere impetuoso della Ganga (in questo punto la corrente è molto forte), e con quest’immagine così romantica nella mente e nel cuore sono andata a dormire contenta e in pace col mondo.




L’indomani mattina, il 13, ovvero l’ultimo giorno di antibiotici, mi son svegliata con dei bei colpi di tosse secca e mal di gola, ma, di fronte a una visione simile dall’ultimo piano della mia guest house posso dire di aver dimenticato quasi tutti i miei acciacchi.
Ho fatto colazione in un daba, i tipici ‘ristorantini’ scrausi indiani che ci sono per strada, con chai e alu paratha (ovvero pane fritto ripieno di patate, sì, giusto per tenermi leggera di prima mattina!) insieme a un ragazzo della Repubblica Ceca che sta girando l’Asia in bici… Facendo un giro per la città ho trovato un’estetista, e ho deciso di riprovare l’ebbrezza di farmi fare la ceretta, ormai c’ho preso gusto, dopo l’esperienza dell’anno scorso (http://varanasindiario.blogspot.com/2008/10/14-ottobre-2008-lezione-n1.html)!




All’inizio ho chiesto il prezzo per una mezza ceretta e mi ha sparato 250 rupie. Alla fine, ho pagato solo 350 rupie per ceretta intera, pulizia del viso e della schiena. Nel frattempo, ho chiacchierato tantissimo -uh che strano!- con l’estetista, una ragazza di 24 anni di nome Monika. Come in ogni conversazione indiana che si rispetti, il discorso è caduto sul cinema: Ti piace Bollywood? Chi è il tuo attore/attrice preferita/o? Qual è il tuo film preferito?



Quando le ho rivelato che tra i miei film di Bollywood preferiti c’è Dostana (di cui potete gustare un assaggio qui, mi raccomando donne: preparate il catino per la bava: http://www.youtube.com/watch?v=ukU3brIKEG8 ),
ovviamente solo ed esclusivamente per la profondità della trama, il cast d’eccellenza, i dialoghi mai scontati… Non certo perché c’è quel figo di John Abraham che riuscirebbe a rendere sopportabile persino un film di Natale dei fratelli Vanzina… In ogni caso, sarà stata la regia magistrale, la sceneggiatura eccellente, o forse il montaggio perfetto, ma a me il film è piaciuto, e l’ho trovato esilarante. La trama ruota intorno alle due figure maschili, John Abraham e Abhishek Bacchan, che si fingono gay per poter vivere in una casa meravigliosa a Miami, convinti di dover condividere l’appartamento con una cozza. In realtà, la “cozza” è Priyanka Chopra, Miss Mondo, di cui, ovviamente si innamoreranno entrambi. Ecco, in tutto questo, Monika mi ha spiegato -a bassa voce- che a lei non è piaciuto il film perché i due protagonisti fingono di essere gay, opinione che mi è stata confermata, più tardi, anche dal padrone di un negozio di cd e dvd.
In un paese come l’India, dove il reato di omosessualità è stato depenalizzato solo pochi mesi fa -finalmente, direi!- ma dove gli uomini camminano mano nella mano, si siedono in braccio l’uno all’altro guardandosi negli occhi, e spesso hanno la loro prima esperienza sessuale con altri uomini, mi stupisco di come le persone riescano a conservare quell’omofobia ipocrita e a scandalizzarsi di fronte ad un film in fondo banale e semplicistico come Dostana. Mah!
In ogni caso, l’estetista mi ha invitato ad andare al cinema con lei, il giorno dopo, in moto, ed io ho ovviamente accettato.
In serata sono andata alla mia prima lezione di yoga, ed è stato abbastanza buffo, perché oltre ad avere l’agilità di un rinoceronte impagliato, non capivo nulla di ciò che spiegava il maestro, che parlava in inglese ma con l’accento dell’India del Sud, e così cercavo di copiare ciò che facevano gli altri, oppure c’era Luigi - il ragazzo italiano- che ogni tanto mi suggeriva cosa fare. Grazie alla mia innata flessibilità e alla mia proverbiale grazia e leggiadria (ahahah), sono riuscita -mi domando ancora come!- a stare su con tutto il corpo appoggiando solo la testa e i gomiti per terra. Dopodiché ho cenato e ho mangiato come un bue, per scongiurare la disgraziata eventualità di riuscire a perdere anche solo mezzo etto svolgendo attività fisica. Anche la mattina successiva (il 14) ho provato a fare due ore di yoga (dalle 8 alle 10), ma ho passato un’ora e mezza a sbadigliare, un quarto d’ora -forse di più- a dormire, mentre gli altri facevano meditazione, e i rimanenti quindici minuti a cercare invano di governare il mio corpo e la mia mente.
Sono riuscita a riprendermi solo dopo la supercolazione, a base di porridge e frutta, lemonana (succo di limone e menta), e soprattutto il cornetto con la Nutella. Sempre per scampare un eventuale deperimento, eh!






Nel pomeriggio doveva chiamarmi Monika per farmi sapere a che ora andare da lei per andare al cinema ma mi ha tirato buca, e quindi sono andata a vedere un tempio molto bello, affacciato sulla Ganga, disposto su molti piani, costituito da moltissimi altari dedicati alle varie divinità hindu. A questo proposito, vorrei ricordare che l’induismo non è affatto una religione politeista: tutte le divinità sono manifestazioni diverse del Divino. E, in genere, ogni fedele, ha una divinità di riferimento a cui è particolarmente devoto e a cui indirizza le proprie preghiere.
Dopo aver salito tutti i gradini del tempio e aver suonato tutte le campane -qui sono i devoti che le suonano, e c’è un continuo din-don-dan: insomma, qui fra Martino campanaro resterebbe disoccupato, ecco!- stavo per uscire e mi son sentita toccare il culo… Strano, eh… Infatti mi sono girata con fare bellicoso, pronta a tirare schiaffi… E invece era una signora che cercava di aggiustarmi la maglia, che non avevo tirato giù bene, dietro. Ma dico io, chiamarmi e dirmelo no, eh? Tra l’altro poverina, devo averla davvero guardata malissimo, infatti mi sono scusata.




La sera, dopo aver goduto di un tramonto meraviglioso, abbiamo mangiato tutti insieme, con Steffi, Ian, Luigi, Sophia e Sigurd, un’altra coppia di tedeschi, e altra gente. Ogni giorno conoscevo gente nuova, tra cui persino un inglese che stava cercando di imparare hindi con il libretto “Teach yourself”, e a cui ho spiegato qualche rudimento della lingua e dell’alfabeto. In quei giorni trascorsi a Rishikesh mi sono resa conto che, pur essendo arrivata da sola, ho conosciuto più gente che in un mese a Varanasi -anche se è ovviamente diverso, con gli altri turisti- e che non mi sentivo sola.



All’inizio ero partita con l’idea di andare a Mussoorie a trovare le altre ragazze, ma poi, una volta a Rishikesh c’ho ripensato, dal momento che avrei dovuto tornare ad Haridwar, prendere l’autobus per Mussoorie, prendere il taxi per arrivare a casa delle ragazze, patire il freddo, e poi far ritorno di nuovo ad Haridwar per prendere il treno per Amritsar. E, come al solito, io… VOGLIA DI SBATTERMI ZERO, quindi ho deciso di rimanere più a lungo a Rishikesh, dove mi sono trovata molto bene, e di andare poi direttamente ad Haridwar, dove avrei incontrato le donzelle.





Il penultimo giorno a Rishikesh l’ho inaugurato con una leggera colazione israeliana, a base di hummus -una sorta di pappetta salata a base di ceci, patatine fritte con ketchup, insalata di cetrioli (non so come né perché, ma ho cominciato a mangiarli, e pensare che non mi sono mai piaciuti!), pomodori, peperoni e olive, e una sorta di piadina. Ah, e il succo d’arancia, che però mi ha messo un po’ di pesantezza. Non era certo colpa di quello che ho mangiato, figuriamoci! L'espressione contenta della foto, ça va sans dire, era proprio dovuta alla mia super colazione!




Dopodiché io, Ian e Steffi ci siamo preparati per andare alle cascate… Dopo aver percorso stradine attraversate solo da asini e dai loro padroni e sentieri impervi, siamo arrivati ad un ruscello, dove ho pucciato i piedi. E finalmente posso dire di essermi bagnata nella Ganga ma! Poi i miei amici sono andati avanti, io ero in infradito, e non me la sentivo di fare l’Indiana Jones della situazione, e quindi preferito fare l’indiana e tornarmene indietro. Così sono andata un po’ in giro a fare interviste, scoprendo tra l’altro che il consiglio che le persone del luogo vorrebbero dare ai turisti è di non sporcare la Ganga ji -ma molti di loro riconoscono che questo vale più che altro per i turisti indiani- e che, a parte rare eccezioni, apprezzano i turisti stranieri perché sono molto gentili ed educati. Ed è vero, in effetti, visto che gli indiani non sanno cosa sia l’etichetta: al di là dell’usare le mani per mangiare che è una consuetudine e che, in un certo senso, è più igienico che mettere in bocca degli strumenti ‘estranei’, gli indiani dicono “grazie” (dhanyavad in hindi) molto raramente, “per favore” non si usa mai e, addirittura, parole come “prego” o “permesso” non esistono proprio. Per scansare qualcuno per strada mentre passano si fanno largo a gomitate o gridando “SHIDE SHIDE!” (versione autoctona dell’inglese “Side! Side!”, letteralmente “fianco, lato”). Sparano di quei rutti che paiono delle detonazioni, e in qualsiasi occasione e senza remori, anche in faccia, mentre ti parlano, e di tanto in tanto non mancano di “far di cul trombetta”, come diceva qualcuno famoso (!).Per non parlare di quando si soffiano il naso con le mani o si scaccolano in tutta scioltezza per strada! …E in tutto questo non sono certo maschilisti: sia gli uomini sia le donne si comportano così!




Nel pomeriggio ho incontrato un ragazzo francese che conoscevo e siamo rimasti a chiacchierare un po’ in un bar, dopo ho incontrato una ragazza svedese, Sanna, che avevo visto la prima sera, e l’ho accompagnata in farmacia a comprare delle medicine, e sulla strada siamo rimaste estasiate dalla visione idilliaca del nostro primo cestino della spazzatura indiano!!!! Che emozione!!! A Varanasi non esistono cestini, perché la strada stessa è la pattumiera, e, anche volendo buttare le cose a casa, finiranno sempre nello stesso posto: per strada e poi bruciate, o buttate nella Ganga. Per la figlia del capo dell’ufficio ecologia buttare le cose per strada fa un po’ male al cuore, ma non c’è alternativa! Spesso ci si imbatte anche in batuffoli di capelli neri, che a raccoglierli tutti si potrebbe rivenderli in Italia e diventare ricchi! La cosa più triste è vedere queste povere mucche che mangiano i sacchetti di plastica… Da parte mia, non potendo certo tenermi tutta la monnezza e portarmela a casa e buttarla nella discarica di Cornaredo, cerco perlomeno di non consumare plastica e usare la borse di tela, visto che le regalano sempre quando fai shopping (e io lo faccio spesso!).



L’ultima sera io e Luigi, dopo l’ultima lezione di yoga, siamo andati a una festa, ma prima siamo passati a salutare Monika -che si è innamorata di lui- e che, forse per farsi perdonare del bidone del cinema, mi ha regalato,o forse è meglio dire ‘sbolognato’ braccialetti, orecchini, e persino un completo top-gonna-dupatta che lei non usa più.




La festa era allucinante e allucinogena, nel vero senso della parola: una trentina di stranieri radunati nel piano superiore di un ristorante, tutti completamente fatti che si muovevano come zombie -non stavano certo ballando, suvvia- ascoltando musica (MUSICA?!?!) techno e trance. C’era pure un francese scoppiatissimo, a petto nudo, tutto sudato, che saltava di qui e di là come un grillo. Mi sentivo davvero a disagio, chiedendomi cosa ci facessi io lì, cosa c’entrassi io (non che Luigi si trovasse bene, comunque, eh!) con quella manica di fricchettoni bacati. Paradossalmente, mi ero trovata molto meglio alla festa di compleanno di Karan, insieme ad indiani poverissimi ma ricchi di dignità e di valori, e di amore, rispetto a quel manipolo di cannaioli che non hanno davvero capito un cavolo dell’India, ma che torneranno a casa e dichiareranno con aria sognante che l’India gli ha cambiato la vita. Più che la vita, gli ha cambiato -in peggio- quei due neuroni che avevano dispersi nel magma della loro materia grigia! Sì, sì, lo so che divento acida quando parlo dei fricchettoni, ve l’ho già detto che ho il dente particolarmente avvelenato!



Così siamo tornati a casa dopo neanche una mezz’ora, e siamo rimasti poi a chiacchierare sotto la luna, nel giardino della guest-house.



Infine, il 16 mattina ho fatto lo zaino e mi sono preparata per raggiungere le altre pupe ad Haridwar, per poi andare finalmente ad Amritsar!




Ho preso un autorisciò in condivisione con altri otto indiani, più il riksciowala, più i bagagli sul tettuccio, ed è stato davvero molto divertente. I miei compagni di viaggio erano una coppia anziana del Sud e una famiglia, composta da tre uomini e tre donne, di cui una con il pallu (la parte finale della sari) che le copriva completamente la faccia, ma che non le impediva certo di mangiarsi il kulfi (una sorta di gelato-ghiaccolo indiano), seppur sbrodolandosi tutta. Erano tutti in pellegrinaggio ad Haridwar e Rishikesh. Tra un sobbalzo e l’altro, e gridando per farsi capire -come se le difficoltà linguistiche non fossero sufficienti!- abbiamo chiacchierato un bel po’, mi hanno chiesto come al solito se fossi sposata, cosa facevo in India… Insomma, le solite cose! Poi si sa, gli indiani sono curiosi, ma anche molto innocenti, ingenui e spontanei, e fanno tante domande, proprio come i bambini!




All’inizio il riksciowala mi aveva chiesto 100 rupie, ma io volevo sentire cosa diceva agli altri e quindi ho tergiversato, anche perché erano comunque troppe. Ad un certo punto del viaggio, mi ha comunicato che dovevo scendere e prendere l’autorikscio davanti perché i miei compagni di viaggio non andavano alla stazione come me, mentre quelli davanti sì. Visto che mi puzzava troppo di fregatura, e continuava a chiedermi 100 rupie, ho cominciato ad irritarmi, fino ad infervorarmi e infuriarmi, del tipo che io gli dicevo che mi stava fregando e lui negava, io lo ripetevo e siamo andati avanti così, poi il prezzo è sceso a 70 rupie ma non ero ancora soddisfatta, anzi, continuavo a urlare e a sclerargli contro, arrivando quasi al magone, dal nervoso, i signori che erano con me e mi hanno detto che era un prezzo equo. Soprattutto è stata la nonnina che mi ha convinta: mi ha guardata con quei suoi occhi grandi e sinceri, mia ha preso la mano e mi ha rassicurata, dicendomi che andava bene, che non mi stava fregando. No, allora, lo so che state pensando che sono sempre la solita, che c’ho sempre da dire: è vero che io sono sempre polemica, però in India se non pesti i piedi e non ti incazzi come una iena non ti rispetta nessuno, e prendi solo fregature, quindi, purtroppo, questa è la prassi. E poi, in fondo ho il cuore di panna, ecco. Infatti quando la nonnina mi ha detto che si sarebbe ricordata di me mi ha fatto commuovere. Che strano, to’!



Quindi ho finalmente cambiato autorisciò e, dopo un’ora e mezza, sono arrivata ad Haridwar, dove le ragazze mi aspettavano al ristorante “Big Ben”, che doveva essere davanti alla stazione. Io mi ricordavo di averlo visto, qualche giorno prima, così sono scesa dall’autorisciò e mi son messa a cercarlo, ma, dopo la terza persona che mi diceva che era molto lontano, mi sono fidata -del resto, il mio senso dell’orientamento è totalmente inaffidabile!- e sono salita su un risciò, dicendogli che gli avrei dato cinque rupie. Questo qui in realtà non sapeva dove fosse, ed è andato avanti, per poi tornare indietro e scoprire che, per la prima volta nella mia vita, il mio senso dell’orientamento aveva ragione, e il ristorante era proprio vicino al punto di partenza. Al ché gli ho dato due rupie, perché, oh, mica è colpa mia se lui ha sbagliato strada ed è andato avanti! Lui, ovviamente, s’è incazzato e non le ha volute. E allora ho preso e me ne sono andata.



Si vede che era giornata!



Finalmente ho rivisto Lucia, Ottavia, Valentina e Filomena (che studiano tutte hindi a Mediazione), poverine, tutte deperite per colpa dell’epidemia di squarao che le aveva colpite a Mussoorie. Siamo andate in stazione, ma, tanto per cambiare, il nostro treno era in ritardo, di più di un’ora e mezza, quindi c’è toccato aspettare in stazione, mentre un bambino, un mendicante, s’è attaccato alla gamba della povera Ottavia e non voleva più mollarla. Abbiamo viaggiato in second A/C, ovvero la seconda classe con aria condizionata, in cui viaggiano i ricchi… e i topi! Eh sì, ne abbiamo visto uno o due passarci tra i piedi: si trattano bene i topi indiani, ahah!



E finalmente, poco dopo mezzanotte, siamo arrivate ad Amritsar… Ma questo merita un post a sé stante!







Buonanotte,



!






P.s.: Suvvia, basta farvi pregare: COMMENTATE! Ché lo so che non ci sono solo la mia mamma e il mio papà, la Nadia, la Ceci e la Vale G (che ringrazio ancora per il commento splendido al post precedente) che mi leggono!

4 commenti:

cera ha detto...

Ciao sò,ho letto il tuo indiario del viaggetto a Riscichesc che se non sbaglio si trova nella regione del uttarang ( ormai stò diventando una specie di Livingston a forza di cercare i posti dove vai) e come sai io devo sempre avre un riferimento geografico dei posti : quindi siamo anzi sei nel nel nord est ddell'india.Secondo me quel l'immenso paese ti comincia a diventare stretto visto che a furia di prendere treni e risciovalla , te ne vai su e giu. A propositto di risciovalla, venerdi pomeriggio sono stato alla Fiera della moto , ma piu che moto mi sono fatto una scarpinata da matìratoneta e i anzi il mio piede con il chiodo sotto il calcagno visto che non mi ricordo come era scritto nel referto o esito delle lastre , è stata una maratona come ti divìcevo. E proprio in fiera oltre alle moto da 2000 e oltre di cilindrata con 24 o 32 cilindri e pistoncini vari c'erano tante ragazze< che cavalcavanio le moto e i ragazzi e anche le ragazze grardavano piu loro che le moto che in questi casi ( tanti ) diventavano dei motorini o meglio cinquantini tenuto conto che queste ragazze svedesi finlandesi o dei paesi crucchi erano delle sberle da un metro e ottanta e anche piu ( non trovo la u con l'accento) e qui in fiera ho trovato il " calessino" della Ape Piaggio appiaccio come diceva quel siciliano, . Il calessino è un risciovalla di lusso con il posto per il guidatore e, due postio per i viaggiatori o turisti e il posto per le valigie di dietro. A me hanno detto che si trattata di un taxi che và molto a Ischia , però secondo me , in India lo hanno copiato, oppure qualcunoi ha comprato delle Apette e ci ha lavorato sopra forse qualche sfasciacarrozza , per farci dei riscio valla. Domani, ti mando l foto del calessino e anche del motone di valentino Rossi ( senza ragazze sopra), Comunque dopo la maratona in Fiera avevo i piedi cotti e pesavo a te che te ne vai in giro e non sai mai dove trovi ghest aus ( mi sembra che si dica come in Austria e nel tirolo).Vas be comunque ci sono andato con Adri Palin e anche lui era cotto ma contenti di avr visto moto e tant'altro. Cosa pensi! per altro intendo le moto che facevano le acrobazie sulla pista di velocità e di cross che hanno costruitio fuori dei capannoni della Fiuera. pa

cera ha detto...

Non ti preoccupare il biglietto non l'ho pagato - figurati costava 18 euri , ma io l'ho trovato aggratis dai miei colleghi che hanno avuto i biglietti per motivi di lavoro. sabato sera abbiamo fatto la cossuola di Cernobyl ed eravano in 130 che si sono abbuffati con un enorme ppiatto di cassoela. Non ti preoccupare che oltre al "Zuppon dii mort " della nomma Mauccia ti aspetta anche due porzioni ( dico due scatole da circa due kili l'una di " cassoela" di Domenico pastori. Così quando torni ti rimetti in sesto , perchè mi pare che staio un poò a fare il digiuno ( anche se dalle foto non si direbbe) Va be. adesso sono le dieci e mezza cioe le 22 e 30 di lunedì 16 novembre e forse tar un po mi faccio un grappino e poi mi stend per vedere Chi l'ha Visto" tanto stasera non c'è di meglio. A proposito tu come ti rovi senza notizie dall'Italia senza radio e televisione. Secondo me quando torni farai come quando erano al Grande fratello o al L'isola dei famosi. Comunque non ti sei persa neiente , perchè è sempre la solita solfa Berlusconi e i suoi processi che si fanno e non si fanno , il Papa che va alla riunione della Fao a Roma dove si sono trovati anche tanti capi di stato compreso Gheddafi che per fare scenografia nella sua tend a, perchè lui si fa fare una tenda in mezzo ai parchi di Roma e ha invitatao 100 ragazze musulmane per fargli una lezione sul Corano .Comunque è sempre piove lì e si allaga, nevica di la e ci sono paesi di montagna che qualcuno dice che nonn va bene altri che dicono che così si può sciare un mese prima - ma a me cosa mi interessa tanto io non ci vado a asciare. Comunque non ti sei persa niente - l'unica cosa di interessante c, così dicono in televisione che in tutto il lazio Viterbo esclusa, da oggi sono passati al digitale terrestree . Guarda da un mese è una menata pazzesca e ce lo dicono duemilalmille volte al giorno,ì.Ciao sò un bacione Scusa sò ma ho dovuto fare un secondo commento perchè il priimo commento melìha taglaito , come dire che mi ha taglaito le gambe e così io l'ho fatto in due pezzi ariciao e due bacioni

cera ha detto...

Sò, stasera ho riletto il mio commento che ho scritto ieri sera e mi sono accorto che ci sono degli strafalcioni. Scusami però ieri sera scrivevo così come mi veniva e non avevo voglia di rileggere quanto scrivevo : già lo devo fare quando lavoro. Ciao papa Speriamop che ti riparino internet al più presto perchè sennò come si fa?

stefania ha detto...

Io vorrei semplicemente ringraziarti di quello che hai scritto xkè alcune cose non le sapevo. All' età di 18 anni ho cominciato a praticare lo yoga devozionale, quindi meditazione e japa erano le pratiche principali, seguite da una dieta rigorosamente vegetariana. Dopo 2 anni mi sono allontanata dal gruppo che frequentavo perchè il mio maestro non mi ha saputa aiutare su delle cose che mi erano successe riguardanti esperienze extrasensoriali a volte scioccanti visto che non conoscevo la materia in questione. Non vado sui particolari perchè ci potrei scrivere un libro. Mi preme farti sapere che dire che il mio maestro non mi ha aiutata è una considerazione esageratamente positiva. L' unica cosa che mi consola è che la maggiorparte di quelli che erano con me in quel perido dopo pochi anni hanno smesso di frequentarlo anche loro. Io però mi sono avvicinata al Cristianesimo xkè non riuscivo più a fare meditazione nonostante ne sentissi il bisogno, mi provocava crisi depressive, ...Mi sento molto stimolata ad aprirmi con te xkè quello che hai scritto mi fà sentire a mio agio. Mi fai intuire ke potresti darmi risposte che nessuno mi saputo dare. Forse non ho cercato bene. Non sono mai potuta andare in India. Arei voluto incontrare Say Baba personalmente e andare ad Arunachala. Sei mai stata a Milano nei giorni in cui viene Amritananda May ? E' sempre bello quando viene lei in Italia. Con Amma la meditazione è tutta un altra cosa. Ciao.. (S)