martedì 11 settembre 2012

Dal sesso tantrico alla necrofagia: luoghi comuni, leggende metropolitane e balle colossali

Il fatto che io non sia più in India non mi impedisce certo di scrivere, ché poi si sa che sono una grafomane e soprattutto che ho da ridire su tutto.
E allora stavolta parliamo di... Di... SESSO TANTRICO! Olè, chissà quanti lettori (e maniaci) attirerà questo post.

Ovviamente ne parlo per smontare tutti gli stereotipi che ci costruiscono sopra gli occidentali, un po' come la storia del Kama Sutra. 

Riprendo in mano il mio adorato libro "Sanathana Dharma" di Stefano Piano e i miei appunti del primo anno e vi ripropino tutta la pappardella. E quindi iniziamo dall'etimologia: "Kama", l'amore carnale, l'eros, la passione (quella roba che ti viene che c'hai la fregola, praticamente); e "sutra", regola, "aforismi sull'eros", insomma. Ammazza che roba osè.
L'uomo adulto, sposato, dovrebbe perseguire un fine ultimo, che è il moksha, la liberazione dal samsara. Nel frattempo, però non è che debba per forza annoiarsi a morte, ci mancherebbe: finché vive nel mondo terreno deve perseguire tre obiettivi: il kama (inteso anche come piacere materiale in senso lato), l'artha, la ricchezza e il successo, e il dharma (che fate poco i fighi che sapete già cos'è: è l'ordine, la giustizia).
Tutto ciò finché non crepa, o almeno non va a vivere nella giungla con Mowgli per poi diventare un samnyasin.
Comunque spiego tutto in questo post, se non avete niente di meglio da fare: http://varanasindiario.blogspot.it/2009/09/treno-kashi-vishwanath-delhi-varanasi.html

Per kama s'intende anche la fruizione estetica, che fa molto sindrome di Stendhal. Ebbene, il protagonista di questi aforismi è un uomo raffinato, un uomo di città, che si trova di fronte al problema di contenere le proprie pulsioni erotiche; deve insomma tenere a bada i suoi ormoni, che diciamolo, per gli indiani è sempre una gran fatica. Non che per gli altri sia facile, eh, ma per i discendenti di Bharata si tratta di una vera e propria piaga sociale.
Allora ecco che all'uomo in preda alle fregole vengono prospettate tre strade:
  • Rinunciare totalmente ai piaceri della carne (e non parlo di bistecca, che è ovviamente bandita) per intraprendere la vita ascetica;
  • Riversare tutto l'ammòre, la tenerezza e la devozione (bhakti) nei confronti della divinità;
  • Ricongiungersi con il principio divino attraverso il kama vero e proprio, ovvero l'atto sessuale (ma non solo) sublimato.

Allora, se l'uomo deve riprodurre l'amplesso divino tra Shiva e la sua Shakti (che, oltre ad essere il secondo nome della mia futura figlia, significa "forza", ed è la parte attiva e dinamica, la parte femminile della divinità), le cose devono essere fatte proprio bene. Come dio comanda, insomma. Quindi a seconda di come è lui e a seconda di come è lei bisogna farlo: solo in un certo momento del giorno (o della notte), solo con certa musica, solo in certe posizioni assurde, che ti sloghi l'anca solo a guardarle, e magari devi persino chiedere l'aiuto del pubblico perché in due non ce la fate. Finisce che ti rompi e fai prima a farti passare la voglia, e ti dici che, se proprio devi contorcerti, allora è meglio una partita a Twister.
In ogni caso, il Kama Sutra non parla solo di sesso, ma soprattutto di regole di vita civile, e spreca un sacco di parole su come trovare moglie, che chiaramente deve essere sempre bella e piacente e soprattutto disponibile. Ovviamente un trattato sul maschilismo. E del piacere femminile non si fa proprio menzione, ça va sans dire.
Seguìto alla lettera, dunque, il Kama Sutra è una palla mortale. Facciamocene una ragione. Gli indiani hanno già rinunciato a seguire pedissequamente quelle regole da qualche millennio, ci sarà un motivo.
Per gli anglofoni nullafacenti -in questo momento, non in generale nella vita, dico- interessati all'argomento, consiglio questo illuminante articolo, che offre una versione moderna e non sessista di questi "Aforismi sull'eros", dal punto di vista femminile:
http://indiatoday.intoday.in/story/kamasutra-from-woman-perspective-k-r-indira/1/198603.html

Dopo aver smontato uno dei miti dell'India, passiamo al tantra.
Ho visto che in giro per Milano ci sono dei corsi di "yoga tantrico", addirittura scontati del 70% su Groupon. Tralasciamo il fatto che in quella scuola di danza-yoga ecc io ho fatto una lezione di danza di Bollywood. E ho riso tantissimo perché l'insegnante faceva la galla che lei è stata di qua, lei è stata di là, lei ha viaggiato l'India in lungo e in largo e parla hindi come un'indiana... In realtà io e le mie socie abbiamo riso fino alle lacrime per la pronuncia maccheronica di PUnjab, JEIpur e spiegava talmente bene che qualche alunna ha pensato che "chalo chalo", che significa "andiamo" fosse un modo per salutare. 
Comunque, in questo luogo dove, come avrete capito, la cultura indiana regna sovrana, scevra di cliché e di stravolgimenti all'italiana, fanno dei corsi di tantra yoga.

Ma intanto concentriamoci sullo yoga in sé. Innanzitutto yoga si pronuncia con la "o" chiusa, e giuro che è stata una delle scoperte più sensazionali della mia vita. Yoga è stata la parola che la nostra guruji ha scelto per dimostrarci che il sanscrito è la madre di tutte le lingue indoeuropee: infatti yoga corrisponde al nostro "giogo", "unione", dove la matrice comune è yug. Lo yoga rappresenta infatti l'unione della mente e del corpo, e, di conseguenza, l'unione con Dio, e se ci pensiamo anche i romani dicevano mens sana in corpore sano, e forse lo cantava pure Raf.

Lo yoga, praticato secondo dettami ben precisi, con costanza e dedizione assoluta, è una delle vie per conseguire il moksha. Ciononostante, dubito che Madonna possa raggiungere la liberazione solo per qualche contorsione ritoccata da photoshop.

E ora arriviamo al Tantrismo propriamente detto, che è una religione, una setta (ricordo che nell'induismo non esiste il concetto di eresia) legata in genere al culto della Dea, la Shakti.
Io lo so che la maggior parte delle persone hanno sentito parlare di tantra grazie a Sting, che dice di praticarlo ormai da anni e che le sue prestazioni sessuali sono migliorate tantissimo, e la moglie è tanto felice e soddisfatta. Ma. Ma. Sting è un grande, e siamo d'accordo. Ma dal momento che noi povere mortali non possiamo appurare e apprezzare questa sua dote, be', possiamo anche fregarcene. In compenso, mi chiedo che religione segua Bruce Springsteen, che a sessanta e passa anni può fare un concerto a Milano e suonare per tre ore e quaranta senza mai fermarsi. Che in fondo è l'unica durata che può interessare ai fan. 

Il Tantrismo si fonda sui Tantra (letteralmente "telaio"), trattati che risalgono al V-VI secolo. 
Secondo il signor Filippani Ronconi, gli aspetti caratterizzanti dei Tantra sono:
  • Il concetto del divino come coppia, costituito da una parte maschile e una femminile, Shiva e Shakti.
  • La corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo.
  • Lo yoga. Lo so che quando parlo di qualcosa parto sempre da Adamo ed Eva, o dal Purusha nel caso hindu, ma poi arrivo al punto. Ci sono diverse forme di yoga legate al tantrismo, tra cui hatha yoga (yoga della Forza) e kundalini yoga. Il corpo "sottile" è fatto di canali, cerchi (i celeberrimi chakra) che conducono la kundalini (la capacità generativa presente nel corpo, raffigurata in forma di serpente avvolto nelle sue spire) attraverso le posture, il respiro e tanta, tanta fatica, verso il ricongiungimento con Shiva, che si trova proprio sulla sommità del capo e consente infine l'unione con il principio unico, il Brahman.
  • La concezione fonematica della Realtà, in particolare i mantra, suoni che in sé racchiudono preghiere e un mondo intero. È questo il caso della sillaba ohm, di cui magari parlerò più avanti, visto che si tratta di un argomento che mi sta particolarmente a cuore.
  • Diagrammi e cerchi magici. Sì, lo so che non ve ne frega niente, ma è per dovere di cronaca e per completezza, io l'ho detto che il tantra non è la roba pruriginosa di cui parla Sting.
  • Il guru e l'iniziazione: nella cultura indiana è sempre fondamentale la figura del maestro (io, personalmente, ho una Maestra, la mia guruji, dove la particella ji indica rispetto), e il rituale di iniziazione che, se leggiamo qualche libro di antropologia, è presente in tuuuuutte le culture, e rappresenta lo spartiacque tra una fase della vita e un'altra.
  • La puja, cioè l'adorazione, in cui l'adepto affida ogni parte del proprio corpo a una divinità, affinché il suo corpo mortale diventi un corpo divino.  
Ci tengo a precisarlo ogni volta, perché poi lo so che si sentono tante assurdità, ma L'INDUISMO NON È UNA RELIGIONE POLITEISTA. Il senso del divino è uno, unico, ma ognuno può scegliere un dio o una dea preferita, un po' come nella religione cattolica ci si può affidare a San Gennaro perché si è di Napoli, piuttosto che a Sant'Antonio se si è leghisti. Anche per il fedele hindu Dio è UNO, ma ricordiamoci che l'India è un subcontinente, ha subìto tantissime influenze dall'esterno che non ha rigettato, ma anzi: le ha incamerate e fatte proprie. E nell'induismo non esiste un super capo religioso che decide cos'è giusto e soprattutto cos'è sbagliato.
Il tantrismo in sé non prevede necessariamente l'atto sessuale. L'adepto può intraprendere diverse diverse vie (la mia guruji lo dice sempre, che gli indiani devono sempre spaccare il capello in quattro, e spesso anche in sedici), sette, per la precisione. Tra queste, solo tre comportano l'unione sessuale, fino a raggiungere la dimensione divina. L'adepto si congiunge con la compagna femminile (shakti pure lei) in un amplesso rituale, che oggi è perlopiù simbolico, e che permette di risvegliare la famigerata kundalini shakti fino a sublimarla.

La coppia divina è spesso presente nell'iconografia hindu, basti pensare a Krisha e Radha, il mandriano che attira le bestie e le gopi, ma la sua preferita rimane ovviamente Radha. 
Gli Hare Krishna sono quelli che ballano per le strade e suonano il flauto vestiti di quel color salmone marcio che non si può guardare. E, come dice la mia amica Terry, come si fa a credere a uno con l'incarnato blu puffo che va in giro a suonare il piffero e a giocare a nascondino con le cow-girl?

Shiva è spesso rappresentato dal lingam, il simbolo fallico che è sempre inserito nella sua base, la yoni, che ovviamente raffigura il sesso femminile.

So che all'occhio occidentale vedere i fedeli -maschi e femmine- inginocchiarsi davanti a tale raffigurazione fallica può sembrare blasfemo, ma insomma, poi ci si abitua. Più o meno, dico. Qualche ghignatina scappa di default.
Per tornare al tantra vero e proprio, ormai è una pratica perlopiù simbolica, anche se non mancano delle correnti nascoste che praticano ancora, così come, da qualche parte, ci sono ancora i thug, i banditi che offrono sacrifici umani in nome della dea Kali (senza l'accento sulla "i") e pure gli aghora, considerati anch'essi adepti del tantrismo, ma che invece di copulare mangiano le ceneri e le ossa dei morti per acquisire tapas, l'energia che scaturisce dall'ascesi. Non è che non ce ne siano, in India, ma non sono certo la regola, bensì tradizioni ataviche che resistono, come énclave sotterranee e segrete, malgrado il tempo, le convenzioni sociali e le leggi. Anche se quando Ale aveva detto di aver visto un aghora sui ghat a Varanasi sgranocchiare con voracità un osso umano, mi aveva fatto parecchio impressione, se non schifo.

Lo yoga in Occidente è ormai ridotto perlopiù a mera ginnastica, al massimo finalizzato al benessere psicofisico, ma non certo all'unione con il Divino. E, come tutto ciò che viene importato, tende a perdere il significato che lo caratterizzava in origine. 

Quindi, per concludere. Se avete intenzione di seguire un corso di yoga tantrico pensando di poter risparmiare sulle pillole blu resterete assai delusi. E, soprattutto, assicuratevi di non dovervi cibare di ossa umane. CRUNCH CRUNCH.

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