martedì 22 settembre 2009

22 settembre 2009

Eccomi di nuovo qui, in India. A casa di Pasto, praticamente un porto di mare da cui transita la meglio gioventù di Delhi e del resto del mondo. Sono posizionata esattamente sotto il ventilatore, visto che qui fa davvero caldo e l’afa è insostenibile (ma ho l'immancabile dupatta, la sciarpina, onde evitare torcicollo et similia) e posso finalmente ricominciare il mio taccuino di viaggio, lasciato in sospeso l’anno scorso, forse per il presentimento che l’avrei ripreso di lì a breve.


Appena arrivata a Delhi ieri notte ho preso un taxi prepagato, un furgoncino nero con una striscia verde che, appena sono salita, ha pensato che fosse cosa buona e giusta e indispensabile ritrovarsi in panne con la gomma bucata. Perché, come dice il buon Raju, “जिंदगी का नाम परेशनी है”[zindegi ka naam pareshani he], ovvero “il nome della vita è problema”. Ci aggiungerei anche un bel “Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita!”.

In ogni caso il mio autorikshowala non s’è perso d’animo e ha effettuato il cambio gomme in tempo record. E quindi eccomi di nuovo in India, di nuovo la guida a destra, di nuovo gruppetti di uomini che ti squadrano da testa a piedi, di nuovo quell’aria soffocante, di nuovo quel sentirmi bene malgrado l’espressione imbronciata che ostento, per porre delle distanze tra me e gli altri.

Non che questa mia faccia corrucciata mi venga bene, oggi pomeriggio avevo male ai muscoli dallo sforzo! Mi viene molto più facile e spontaneo sorridere. Ma cosa fai? Sorridere a tutti ‘sti rompiballe di negozianti che ti chiamano continuamente sarebbe considerato un invito a romperti ancora di più! È che, purtroppo, per farsi rispettare una donna -soprattutto straniera e soprattutto bianca e soprattutto bionda- qui non deve dare confidenza a nessuno, deve anzi essere seria e seriosa (mi ci vedete???) e ai limiti dell’incazzoso (questo mi si confà già di più!). Se ci pensiamo, in Italia a volte è il contrario. Quante donne per ottenere qualcosa da un uomo si mettono a fare gli occhi dolci? E quante volte la ottengono? In India sconsiglio vivamente di fare moine a chicchessia, sarebbero accolte e ricambiate fin troppo calorosamente!

Oggi, per esempio. Sono andata in due agenzie turistiche che mi hanno detto che non c’erano posti in treno per Varanasi fino al primo novembre. Poi sono entrata nella terza. Un vecchietto sdentato dagli occhi verde acqua mi ha assicurato che per 850 rupie mi avrebbe trovato un posto. Con fare deciso gli ho chiesto di firmarmi un foglio in cui c’era scritto quanto avevo pagato. Lui non voleva, ma ho insistito, e così l’ha fatto. Mi ha invitato a tornare dopo una mezz’ora, quando il biglietto sarebbe stato pronto. Mi pare superfluo aggiungere che non me ne sono andata assolutamente, e che il biglietto è arrivato in un quarto d’ora. Il biglietto da 444 rupie. E io ne avevo date 850. Ma a quel punto il biglietto ce l’avevo, mentre le altre agenzie mi han detto che non c’era nulla da fare. E a quel punto potevo fare tutte le scene che volevo, ma la voglia di tornare a Varanasi -a breve e senza spendere le 6600 rupie dell’aereo- ha prevalso.


Conclusione:

Biglietto del treno: 850 rupie

Durata del viaggio: 17 ore

Tornare nella mia amata Varanasi: NON HA PREZZO!

Per tutto il resto c’è MERCATONEROCARD!


A mia -seppur parziale- discolpa, devo dire che non l’avevo capito subito che si trattava di mercato nero! E col senno di poi, mi rendo conto di aver fatto bene ad insistere di avere il “pezzo di carta”!

WELCOME BACK TO INDIA, BABY! :D


Sono contenta di essere in India, ma Delhi m’incute un po’ di timore. È anche per questo che non vedo l’ora di tornare a Varanasi, che è più piccola, e di cui conosco già i luoghi, le persone, gli odori.


A presto, sempre su questi schermi (del computer)!

Baciugi,
Sò! :)

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